Le mie piccole ragioni sul perché Credo che la strage di Orlando ci riguarda tutti e da vicino


Di solito non mi accodo al flusso post-tragedia dei social, ma questa volta sento di dover scrivere due righe sui terribili fatti di Orlando, anche visto l'imbarazzante silenzio di molti.

Avete presente i biscotti al burro danesi, quelli con la scatola di latta blu? Da bambina, soprattutto a casa di mia nonna, ne trovavo spesso, o meglio, mi ritrovavo spesso davanti a scatole di latta con grafiche biscottifere. Ma quasi mai, dentro queste scatole, c’erano realmente biscotti.

Apparentemente una bambina che apre una scatola di dolci e dentro ci trova tutt'altro dovrebbe sentirsi delusa; beh non era il mio caso. Mia nonna nelle scatole dei danesi non ci metteva solo ago, filo e bottoni ma anche carta da recupero e altra chincaglieria che spesso diventava materiale per i miei giochi e miei disegni.

Così, talvolta mi capitava l'esatto contrario, trovavo i biscotti ed ero delusa; a maggior ragione perché non solo non avevo materiale per giocare ma non trovavo nemmeno i biscotti con le gocce di cioccolato che piacevano a me ma solo i maledetti, insignificanti, danesi al burro.
Perché mia nonna mi ha insegnato, grazie alle maledette latte dei danesi, che non bisogna fermarsi all'apparenza.

Nel corso degli anni, alla faccia di Forrest Gump, ho sviluppato una teoria distorta: le persone sono le scatole dei danesi, non sai mai cosa realmente ci sia dentro.
Perché questa lunga premessa?

E così non credo che le donne siano migliori degli uomini, non credo nemmeno il contrario però.
Esistono persone “demmerda” come dicono a Roma, o brave persone che, nonostante tutto, provano ad essere tali.

Non credo che i gay siano migliori degli etero, e però non credo il contrario.

Ho smesso di credere che quelli di sinistra siano migliori di quelli di destra (e ho smesso 16 anni fa di credere il contrario, ebbene si).

Non credo che i cattolici siano i buoni e nemmeno i cattivi, non credo che un musulmano sia un pericolo a priori, ma non credo nemmeno che siano per forza tutte brave persone.
E così via.

Non esiste bianco o nero, ci sono delle meravigliose sfumature e non solo di grigio, ma di tutti i colori.

Due giorni fa sono stata al Gay Pride di Roma. Ci sono stata per due motivi:
Quando vediamo foto o leggiamo articoli sulle parate dell’orgoglio gay troviamo solo immagini di omoni piumati, donne mascoline, drag queen borchiate e gayvalieri dello zodiaco (spesso targati con marchi di locali che "sponsorizzano" la manifestazione; cosa discutibile).

Primo perché gli omosessuali non hanno gli stessi diritti che ho io; e questo non mi va bene (ed ho voluto esserci nonostante una fastidiosa distorsione alla caviglia).
Secondo, perché i gay pride sono manifestazioni gioiose, non sono cortei violenti, sono esplosioni di musica e colori, e credo che questo sia il miglior modo di far sentire la propria voce.
Come sempre ho fatto qualche foto.

Tra le due ho trovato “il principesso” più rappresentativo in virtù di quanto detto sopra, e ho pubblicato quello.
Tra le (poche) foto che ho fatto nel (breve) lasso di tempo che la mia caviglia mi ha concesso, ce n’erano due che mi piacevano davvero: una rappresentava un omone di colore vestito da principessa rosa che ammiccava il pubblico dal carro, e una che mostrava una ragazza che non partecipava alla manifestazione ma, in disparte, da una strada laterale, condotta dalla musica dei carri, ballava da per strada.

Eccola:



In altre parole mi sono fatta, inconsciamente, prendere la mano dallo stereotipo che domina l'immagine di questo genere di manifestazione.
Erano quelle persone che nelle foto dei giornali non compaiono mai, che non sono truccate, non hanno vestiti strani, che non hanno nulla di spaventoso da mostrare.

Ed ho sbagliato, avrei dovuto mettere la ragazza che ballava per strada, perché quello è il gay pride che non viene generalmente raccontato. Sono le persone che vengono coinvolte dalla festa, sono quelli che si affacciano e ridono, le ragazzine che dalla finestra guardano con invidia quelli che si divertono in strada, i coriandoli, la libertà di poter fare "frocerìe" senza essere condannati da una morale distorta che accetta la violenza ma non un bacio omosessuale.

Al gay pride ho visto molte coppie etero per strada e nella parata, gente considerata “normale”, che non ha quello come stile di vita ma che non vede perché non debba essere quello degli altri.

Io, eterosessuale sposata, non ci ho visto una massa di “frociacci” (come li ha chiamati il tassista che ci ha riaccompagnati a casa quando la mia caviglia evidentemente omofobica non ce la faceva più) che si divertono a intasare il traffico, io ci ho visto delle persone, alcuni come me, altri diversi, ma che hanno diritto ad avere una vita normale e, un giorno all'anno, anche di fare, nei limiti dell'intelligenza, una testimonianza eccessiva (una sorta di carnevale utile).

È per tutte queste ragioni che non credo a Orlando siano morti dei gay. Sono morti ragazze e ragazzi, uomini e donne come me, con madri, padri, sorelle, fratelli, compagni e amici che ora piangono per la terribile, prematura, ingiustificata e assurda perdita. Lo stesso vale per i precedenti attentati, ma vale anche per tutte le persone (donne e uomini, non cambia) uccise da chi crede di essere in grado di poter decidere della vita degli altri.

Una vita che è più importante di tutte le idiozie che possono avere nel cervello tutti i fanatici e tutti i fanatismi della Terra.

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